Definizione di Call to Action (CTA)
La Call To Action è l’invito rivolto ad un utente ad eseguire un azione.
Risponde alla domanda del web marketer: “Cosa vuoi che l’utente faccia una volta ricevuta la mail o arrivato in una certa pagina web che possa portare alla conversione?”.
Il suo acronimo è CTA e in italiano può tradursi come chiamata all’azione o invito all’azione.
La chiamata in azione è tra i fattori più importanti che il consulente web marketing deve prendere in considerazione.
Una sua assenza o la sua non corretta impostazione può senz’altro essere tra i fattori di insuccesso di una campagna di marketing online, che sia di SEO, di social media marketing o altro.
Le CTA sono considerate, infatti, il primo step della conversione e spesso sono seguite da una pagina di ringraziamento per l’azione eseguita detta anche “Thank you page”
Call to action efficace
Per essere efficace una call to action deve essere testualmente e graficamente invitante. Ciò significa che deve ben distinguersi rispetto al resto della pagina, essere ben visibile (si preferisce spesso la zona di prima schermata detta anche above the fold).
L’invito a compiere un’azione deve essere inoltre chiaro ed immediato e non creare confusione.
Gli utenti devono capire entro pochi istanti cosa si invita a fare, e quale convenienza si offre nell’aderire all’invito.
La maggior parte delle CTA efficaci sono poste lontane da altre chiamate in azione come ad esempio banner pubblicitari per non “distrarre” l’utente dall’azione considerata dal marketer come quella “più importante”.
Tra diverse chiamate in azione presenti in una landing page, la chiamata più importante è quella la cui adesione comporta una conversione o ne è immediatamente prodromica.
A livello di testo, la chiamata deve essere breve, immediata ed “invitante”.
Test A/B e CTA
I test A/B sono test comparativi tra due chiamate simili ma al contempo diverse per alcuni elementi grafici o testuali.
Il web marketer compie il test mettendo alla prova due chiamate in due pagine diverse per testare quale modello risponde meglio e risulta dunque più efficace.
Esempi di call to action nei siti web
Nelle pagine web ci può essere una o anche più inviti ad azione da compiere.
Tra le chiamate in azione più diffuse nei siti web vi sono i pulsanti che riportano inviti del tipo:
- “visita il sito”
- “scarica gratis”
- “maggiori info”
- “chiama ora”.
Sono senz’altro da considerare chiamate in azione quelle contenute in banner pubblicitari.
Nei siti di associazioni o di partiti politici sono veri e propri inviti all’azione i pulsanti del tipo “iscriviti al partito” o “sostienici con una donazione”.
Tra le chiamate più diffuse ultimamente vi è anche la sottoscrizione per ricevere le notifiche su nuovi aggiornamenti del sito web, l’invito ad effettuare una recensione o di condividere un contenuto sui social.
All’interno della pagina di finanziamento collettivo (crowdfunding) la CTA è necessaria per ottenere il finanziamento collaborativo da parte degli utenti.
Nelle landing pages può definirsi CTA anche il form per la richiesta di maggiori informazioni spesso posto sul lato destro o in calce alla pagina stessa.
E’ in sostanza anche quella una forma di azione richiesta all’utente spesso con l’invito “compila il form per maggiori informazioni”.
Propriamente legata alle azioni di email marketing è l’invito all’utente di iscriversi alla newsletter.
Si tratta di un invito molto diffuso nelle home page di siti aziendali o in forma di pop-up quando si accede ad un sito ecommerce.
Spesso, in quest’ultimo caso l’invito alla sottoscrizione potrebbe essere stimolato da uno sconto sull’acquisto successivo.
Nei blog, strumenti di inbound marketing o di content marketing, le cta sono piuttosto necessarie per veicolare gli utenti verso una landing page che potrebbe essere anche esterna allo stesso blog.
Nel caso della presenza di più inviti all’azione spesso la sequenza viene temporizzata.
Esempio di chiamate in azione sequenziali
- Si accede alla pagina di un prodotto che attiva un popup iniziale con l’invito ad iscriversi ad una mailing list.
- Eseguita l’azione o chiuso il popup si accede alla vera e propria pagina contenente la chiamata all’acquisto.
- Compiuto l’acquisto o provando ad uscire dalla pagina si attiva automaticamente un nuovo popup (detto anche exit popup) che invita a sottoscrivere un servizio di notifiche su telefonino.
La call to action nell’email marketing
Lo scopo tipico dell’email marketing è di ottenere un’azione da un utente che riceve una posta elettronica. Alla lettura della mail non si ci attende una risposta non mediante reply ma attraverso un’azione ben definita come potrebbe essere cliccare un pulsante che reca l’invito “acquista ora”.
Le call to action su Instagram
Instagram prevede la possibilità di inserire call to action del tipo “compra ora”, “installa subito”, “registrati”, ed altro.
L’azione si completa con l’apertura di un browser interno ad Instagram.
Le call to action su Facebook
Le pagine aziendali da tempo hanno la possibilità di impostare una chiamata in azione posta con bottone ben visibile above the fold.
Inoltre sono molto utilizzate nelle inserzioni di Facebook invitando ad esempio ad acquistare un prodotto pubblicizzato tramite il noto social.
Le call to action su Google ADS e banner pubblicitari
Gli annunci di Google ADS sono sostanzialmente strumenti nei quali tutti gli elementi possono essere sostanzialmente considerati CTA.
Il titolo invitante, la descrizione esaustiva e la presenza di callout, numero di telefono e sitelink sono tutti elementi funzionali all’azione richiesta, il click sul link (leggi anche i consigli per un titolo SEO efficace).
I banner di Google ADS o di altre piattaforma racchiudono la chiamata nell’elemento grafico e testuale. In poco spazio (per esempio un banner 336 x 280 pixel) gli elementi grafici e testuali devono risultare chiari ed immediati.
Solitamente la scelta del web marketer è di rendere il banner particolarmente sgargiante rispetto alla pagina di destinazione ma non sempre è la scelta giusta.
In alcuni casi c’è addirittura la volontà di creare una confusione tra l’annuncio pubblicitario esterno e il resto del sito. E’ il caso del “finti pulsanti” di un sito che si rivelano invece dei banner pubblicitari che rimandano ingannevolmente ad altri siti.